Video turistici efficaci: descrivere o raccontare?

Quando si pensa ai video turistici a tutti noi vengono in mente immagini più o meno simili. Droni che sorvolano spiagge, foreste, montagne, paesi, città, vulcani, droni che sorvolano altri droni e così via. Si fa per scherzare, ma ci sono un sacco di droni, c’è da dirlo. Perché? Beh, perché se vogliamo descrivere un paesaggio, quale modo migliore se non mostrarlo nella sua magnificenza, nel modo più ampio e totalizzante possibile? Giusto?

Fare video turistici senza annegare nel web

La prima cosa che dobbiamo domandarci è se sia ancora possibile comunicare in modo efficace con un video descrittivo, in un’era in cui il video è diventato una commodity. Lo so, lo so, agli inglesismi piazzati così a tradimento rabbrividiamo anche noi, tuttavia ci siamo arresi al fatto che non riusciamo a fare a meno di usarli (tant’è che ci tocca definirci filmmakers). Facciamo così, per punirci iniziamo a contarli. Puoi farlo anche tu se vuoi: dà un colpetto sulla scrivania ogni volta che ne trovi uno nuovo (già siamo a 2, toc toc).

Quando ci avventuriamo nella produzione di un video turistico per promuovere un hotel o una destinazione, dobbiamo essere consapevoli di competere con 1 miliardo di ore di contenuti guardati ogni giorno dagli utenti solo su YouTube (fonte: statistiche di YouTube): dai tutorial alle interviste, dagli spot dei grandi brand alle video ricette di mia zia che ti insegna a preparare una carbonara da paura.

In questo oceano di video come facciamo ad emergere e soprattutto a rimanere impressi nella memoria del nostro pubblico?

Qui sta il punto della faccenda. Noi crediamo nel raccontare più che nel descrivere.

Ora permetteteci di tirare in ballo una parola che ultimamente risuona in ogni settore: storytelling, o per dirla in italiano “avere una storia da raccontare”.

Il video storytelling è una forma di comunicazione più coinvolgente, perché non si limita a una forma descrittiva, ma mette in gioco una struttura narrativa capace di catturare l’attenzione dello spettatore e interrompere quel ciclo di zapping che porta l’utente a saltare velocemente da un contenuto all’altro (in media ogni video viene visto per circa 5 secondi)

Il video storytelling turistico

Nel caso del settore turistico l’approccio guidato dallo storytelling sembra davvero la cosa più naturale del mondo. Che cos’è, infatti, un viaggio se non un insieme di storie, eventi e sensazioni vissute in un luogo che non ci è usuale?

Per questo l’approccio descrittivo non è sufficiente. Non solo perché è si rischia di produrre contenuti poco distintivi, ma anche perché senza una storia tutto quello che possiamo fare è veicolare belle immagini che bastano per rimanere impresse. Questo vale per il video, ma vale anche per la fotografia.

Ti faccio un esempio.

Quante immagini hai visto del mare del Salento? Pensaci un attimo, sono sicuro che siano un bel po’. Spiagge costeggiate dalla vegetazione, mare azzurro, scogliere maestose. Il tutto descritto, solitamente, da droni che accompagnano l’inquadratura con movimenti lenti e precisi, riprese subacquee, carrellate continue che generano letteralmente quadri in movimento.

Ti faccio una domanda, però. Se togliessi la scritta Salento sul finale, sei sicuro che riconosceresti quei luoghi? Quelle spiagge essere ai Caraibi o in Grecia?

Cos’è che rende davvero distintivo un territorio? La bellezza del luogo o le sensazioni che quella bellezza ti lascia addosso, sulla pelle?

Storytelling e narrazione sono strumenti potenti. Possono tenere uno spettatore attaccato allo schermo, possono imprimere nella mente concetti oltre che immagini, possono toccare corde che vanno oltre il mero piacere estetico per un bel paesaggio. Tramite lo storytelling possiamo raccontare senza dare tutte le informazioni. Lo scopo è accendere la curiosità per qualcosa, accendere un’emozione e suggerire un tipo di esperienza, mostrandola agli spettatori tramite personaggi con cui è possibile identificarsi o semplicemente lasciarsi ispirare.

L’obiettivo del video storytelling: catturare l’attenzione e coinvolgere

Per farla corta, fare video storytelling per il turismo significa raccontare una storia costruita per attrarre e coinvolgere un preciso target interessato a quella destinazione. Come? Individuando un nervo scoperto, un desiderio, un bisogno latente (che nel turismo è spesso un bisogno spirituale, non materiale), un minimo comun denominatore.

Il video deve essere un ice-breaker (e siamo a 5, ma capisci che non potevamo scrivere che il video è un rompighiaccio): un punto di partenza per agganciare il pubblico e destare la curiosità, qualcosa di cui continuare parlare anche quando il video è terminato. Per usare la lingua del marketing, un video del genere funziona come un magnet (e 6, stavolta ce la siamo propria tirata), una calamita per catturare l’attenzione e traghettare il pubblico verso altri contenuti di approfondimento e, in ultimo, verso la conversione.

Per questo i video turistici vanno inseriti all’interno di una content strategy ben definita.

Una campagna video ben riuscita: il caso Sarnano Turismo

Ad esempio, quando abbiamo realizzato i video per Sarnano Turismo sapevamo di essere supportati da un impianto comunicativo solido: a proposito, puoi leggere la case history qui.

In questo caso, abbiamo lavorato in sinergia con la content strategist che cura il portale: insieme abbiamo definito il tono di voce e i contenuti dei video in modo che fossero coerenti con l’intero flusso di contenuti.

Inoltre, abbiamo individuato un obiettivo ben preciso per la campagna di video turistici: il fine dei brevi cortometraggi che abbiamo realizzato per Sarnano era attirare l’attenzione e incuriosire gli utenti che, una volta atterrati sul sito, avrebbero trovato una rete di articoli, post, foto e ulteriori video di approfondimento.

La campagna video era appunto un ice-breaker, una magnet per veicolare traffico sul sito web.

Ma quindi come si fa video storytelling?

Semplificando al massimo, un progetto di video storytelling si articoli in 6 fasi

  • Partiamo da uno studio approfondito dei target (questo non lo contiamo eh) a cui l’offerta turistica di una destinazione o di un hotel si rivolge e si individua un punto di contatto emotivo tra l’offerta e i destinatari. Questo punto di contatto è il concept: l’idea base del video.
  • Insieme agli esperti di comunicazione, pianifichiamo la diffusione del contenuto: su quali mezzi andrà veicolato?
  • Trasferiamo il concept in un’immagine, un personaggio, una situazione.
  • Sviluppiamo una breve struttura narrativa che rispecchi il concept. Quanto breve dipende dal mezzo a cui è destinato il video: di solito di prevedono diverse versioni. Dal teaser da 15-30 secondi al video completo di massimo 3 minuti, se parliamo di web, 60-90 secondi se parliamo di media tradizionali.
  • Procediamo alla produzione del video che è un processo complesso e più lungo rispetto ai tempi di produzione di altri contenuti come un testo o una grafica.
  • Discutiamo insieme al cliente i risultati ottenuti insieme.